U ponta de l'accedduzzu

Non si sa con certezza la vera origine della denominazione di questo piccolo ponte che si trova su Via Milano. Vengono date due versioni: secondo l’una, con questo nome nel passato gli antichi indicavano una siepe di rovi e sterpaglia che a mò di ponte univa due terreni limitrofi. Sotto si riparavano stormi di uccelli che la mattina spiccavano il volo non appena qualcuno si trovava a passare. Da questo fatto semplicissimo, sembra sia sorta spontaneamente la domanda: Ma questo è il ponte de l’Accedduzzu? Secondo l’altra, la denominazione pare sia stata tratta dal fatto che presso questo ponte si scioglievano i funerali: i familiari nel dare l’estremo saluto al defunto si rammaricavano della sua scomparsa, avvenuta come il volo di un uccello. A questo “Ponte” sino al 1987 si concludevano le esequie. Il sacerdote benediceva la salma, anche i familiari l’aspergevano con l’acqua santa, per la terza volta, precedentemente l’avevano aspersa in casa e, poi, prima di uscire dalla chiesa. Si assisteva a scene strazianti. Di peso i familiari venivano allontanati dalla bara. Il dispiacere veniva esternato con modi che mortificavano fisicamente la persona e muovevano la pietà e la commiserazione degli astanti. Non mancavano i curiosi che si schieravano lungo il parapetto del ponte e misuravano l’intensità del dispiacere dei singoli parenti dal modo di piangere, dalle manifestazioni esteriori. Si ritornava alla “casa del morto” che spesso si trovava nella parte opposta del paese. Lungo il percorso il corteo si ingrossava: per molti la partecipazione al funerale consisteva nella “stretta di mano”, ed ecco che sbucavano da tutte gli angoli, dalle botteghe o dai bar. Si verificava, spesso, che al ritorno la gente fosse il doppio di quella che effettivamente aveva partecipato all’accompagnamento. Nel passato si portavano scarpe solide, munite di tondini, e per Corso Garibaldi in quelle occasioni sembrava che passasse un battaglione di soldati, in modo particolare quando si prendeva la discesa per la “Piazza”: si sentiva un solo passo, cadenzato ed in continua accelerazione perché ognuno cercava di guadagnare le posizioni di testa per potersi sbrigare presto. Nei pressi della “casa del morto” vi erano già gli “esperti” che indicavano a quelli della parte dolente dove avrebbero dovuto schierarsi per ricevere le condoglianze cioè le “strette di mano” di tutti coloro che avevano partecipato al funerale. Lo svolgimento di un funerale faceva sorgere dei problemi per la circolazione stradale: la cittadina è attraversata da due traverse di SS. Più volte si è intervenuti per rimuovere o ridurre al minimo gli inconvenienti che ne derivavano. Venne, cosi, in un primo tempo, stabilito che i cortei si concludessero al “Ponte dell’Accedduzzu” e nei pressi si presentassero le condoglianze ai familiari del defunto. I problemi, però, rimanevano e la circolazione stradale continuava a soffrirne. Un gruppo di cittadini “coraggiosi” si fecero promotori di una petizione al Sindaco perche lo svolgimento dei cortei, in occasione di funerali, venisse meglio regolamentato. La petizione dei cittadini fu portata alla discussione del consiglio comunale che l’approvò e di conseguenza il sindaco emise due ordinanze: Con l’una venne stabilito che i funerali si concludessero in Chiesa e “il licenziamento”, con la tradizionale stretta di mano, avvenisse nella piazza antistante la Chiesa, al fine di evitare disagi alla circolazione; Con l’altra si pose fine ad una consuetudine di cattivo gusto: la visita al cimitero il giorno successivo ai funerali con la scopertura della bara.